venerdì, 29 Marzo 2024

Tar boccia il Parco del Colosseo. Franceschini: impugneremo

Il ministro “non aveva alcun potere” di creare il Parco del Colosseo. È la decisione del Tar del Lazio che ha accolto i ricorsi presentati dal Campidoglio e dai sindacalisti della Uil contro la riorganizzazione dell’area archeologica centrale di Roma firmata da Dario Franceschini. Stop dunque al super parco con i gioielli più ricchi dell’archeologia romana, dall’Anfiteatro Flavio alla Domus Aurea, dai Fori al Palatino. E stop anche al concorso internazionale che entro la fine di giugno avrebbe dovuto indicare il nuovo direttore manager.

“Hanno vinto i cittadini, Roma resta di tutti”, twitta soddisfatta la sindaca della capitale, Virginia Raggi. Il ministro però non si arrende e su twitter scrive: “Stesso Tar dei direttori stranieri boccia il Parco Archeologico del Colosseo. 31 Musei e Parchi in Italia vanno bene,il 32esimo no… Impugneremo”.

Il braccio di ferro tra il governo e l’amministrazione della capitale insomma continua, ma dopo la bocciatura che qualche giorno fa ha mandato a casa i direttori di 5 nuovi musei autonomi (la sentenza sul ricorso presentato dal Mibact è attesa per il 15 giugno) per l’Italia e per il governo arriva una nuova, clamorosa, figuraccia.

Tra l’altro secondo i giudici amministrativi, un Parco del Colosseo “avrebbe comportato la perdita per la città di Roma di gran parte dei proventi del Colosseo e avrebbe sancito l’eliminazione della rilevanza unitaria dell’area all’interno delle Mura Aureliane, oggetto della tutela Unesco”. Perché Roma capitale, sostengono in sostanza i giudici, non è una città qualunque, il suo statuto le attribuisce “un particolare ruolo nell’attività di valorizzazione dei beni culturali romani, rispetto a cui lo Stato, pur mantenendo le proprie funzioni in materia di organizzazione dei propri uffici, non può incidere unilateralmente”. La scelta, insomma, avrebbe dovuto comunque essere condivisa, tanto che con il suo “eccesso di potere” il provvedimento firmato da Franceschini, viola “il principio della leale collaborazione tra gli enti”.

Intanto gli uffici legali del Mibact sono già al lavoro per preparare il ricorso al Consiglio di Stato e la richiesta di sospensione della sentenza, sperando in una risposta rapida.

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