giovedì, 28 Marzo 2024

Il sisma devasta anche l’arte: crollate chiese e centri storici

Con le sue case medievali ancora in piedi dopo secoli e terremoti, le chiese potenti, le mura, i conventi e soprattutto il particolare impianto urbanistico che ricostruisce la graticola che fu il martirio di San Lorenzo, la cittadina di Amatrice era considerata un piccolo capolavoro tutto da studiare. Tanto che proprio in questi giorni un gruppo di lavoro della Facoltà di architettura Roma avrebbe dovuto consegnare al sindaco un lavoro di censimento delle abitazioni di epoca medievale.

Ma anche il vicino paese di Accumoli, con una storia che risale ai primi decenni del Mille, e poi attraversa i secoli passando sotto i Medici (a loro fu venduta nel 1643 per 19.800 ducati) e quindi al regno di Napoli, vantava mura, porte medievali, resti di bastioni, chiese, palazzi. Con il Medioevo su cui felicemente si erano innestate testimonianze barocche.

Un patrimonio di cultura italiana che però il terremoto ha devastato senza pietà, ferendo ad Amatrice la splendida e austera Basilica di San Francesco e la Chiesa di Sant’Agostino, sbriciolando senza speranza la storica porta di pietra arenaria accanto a S. Agostino, lesionando e distruggendo case e testimonianze uniche, facendo collassare il museo civico. Stessa sorte per Accumoli. E poi Arquata del Tronto, che vantava rare porte ad arco acuto datate al ‘600. A Norcia è stata ferita la Basilica e non sono state risparmiate le mura. Mentre la scia di orrore ha toccato anche Urbino, dove nella Cattedrale, già lesionata in passato, sono apparse nuove piccole crepe. E controlli dovranno essere fatti anche nel delizioso borgo di Scheggino.

A Roma, dove le scosse hanno fatto paura, il primo ad essere controllato è stato naturalmente il Colosseo, per fortuna risultato a posto. Intanto, la macchina per il recupero del patrimonio è già partita, con le unità di crisi delle regioni coinvolte già all’opera per organizzare i soccorsi e i carabinieri dei beni culturali che già presidiano le chiese sventrate, le abbazie, per impedire a ladri, vandali, sciacalli, di razziare quadri, candelabri, pale d’altare.   

Ci vorrà ancora un po’ per avere accesso ai luoghi più colpiti, spiega il segretario generale Antonia Pasqua Recchia, ma nei luoghi più lontani dall’epicentro, come nell’alto Lazio e in Abruzzo, i tecnici sono già al lavoro. Nel Lazio, la regione più colpita, si stanno individuando i luoghi dove ricoverare i beni da restaurare o mettere in salvo, si valuta la possibilità di usare caserme. “Saremo più rapidi possibile”, assicura Recchia. Anche per l’arte, l’esperienza lo insegna, non si può perdere tempo, tanto più che sulle chiese scoperchiate incombe ora il rischio pioggia.

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