martedì, 23 Aprile 2024

Stop a tassa affitti brevi, giudici dicono no ad Airbnb. Ora la parola al Tar

Nuovo round nella battaglia di Airbnb sulla tassa sugli affitti brevi, quella che prevede che gli intermediari immobiliari raccolgano le tasse dovute dai proprietari e girino i dati all’Agenzia delle Entrate: per la seconda volta la piattaforma di affitti on line non è riuscita a ottenerne la sospensione.

Il Consiglio di Stato ha respinto l’istanza con cui Airbnb chiedeva di riformare l’ordinanza del Tar Lazio del 18 ottobre 2017, che aveva già negato in via cautelare la sospensione della tassa, e di poter riproporre la richiesta: la domanda doveva essere presentata al Tar.

Soddisfatta Federalberghi, che auspica “che l’Agenzia delle Entrate provveda al più presto al recupero di quanto dovuto e che i comuni smettano di sottoscrivere accordi con soggetti che non hanno vergogna di evadere le tasse”.

“Federalberghi campione di fake news, l’evasione è a casa loro. Dal Consiglio di Stato solo l’invito a continuare il ricorso al Tar”, replica Airbnb, con cui si schiera il Codacons: “Dopo l’entrata in vigore della tassa, in Italia sono stati disattivati 30.000 annunci di case in affitto tramite Airbnb, che rischia 180 milioni di multa”.

La questione, quindi, non è chiusa. Sulla vicenda dovrà tornare il Tar: l’udienza è fissata a ottobre. La cedolare secca al 21% sugli affitti brevi (sotto 30 giorni), su cui anche l’Antitrust sollevò dubbi prospettando ripercussioni sugli utenti finali, è stata introdotta con la manovra correttiva 2017. Airbnb la impugnò al Tar Lazio, che a ottobre 2017, pur riservandosi di approfondire alcuni punti “meritevoli di ampia riflessione” nella seconda fase, quella di merito, non sospese la tassa e ritenne che non fossero discriminatori gli obblighi di versamento che competono agli intermediari. Contro la decisione la società che gestisce affitti on line presentò appello. E il 13 dicembre scorso il Consiglio di Stato, giudicando “meritevoli di un attento apprezzamento” le questioni poste, aveva ordinato al Tar l'”immediata fissazione” di un’udienza. Nel frattempo, il 27 aprile 2018, Airbnb è tornata al Consiglio di Stato per riproporre la richiesta di sospensiva sulla base di “mutamenti delle circostanze”. Ma la IV sezione presieduta da Paolo Troiano ha respinto come “inammissibile” l’istanza, ritenendo che andasse proposta “davanti al giudice competente per il merito e presso cui pende la causa, ossia il Tar”. L’udienza è per ottobre, ma Airbnb potrà tramite i suoi legali chiedere al Tar un’anticipazione per fatti sopravvenuti. Nel frattempo, però, la tassa resta.

 

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