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Il governo frena sul turismo?

Gianfranco Fisanotti presidente Unionturismo

Governo fatti sentire. E’ l’appello che il mondo del turismo lancia dopo le buone intenzioni del ministro Franceschini sull’Art Bonus, la riforma dell’Enit, il portale Italia.it, il laboratorio del turismo digitale e la modifica al Titolo V della costituzione. Qualcosa si è inceppato sul piano esecutivo e non è di buon auspicio per l’ormai  prossima stagione turistica.

I decreti attuativi dell'Art Bonus, che prevede il credito d'imposta per le aziende e una serie di altre novità in materia di turismo, fra le quali, ad esempio, la riclassificazione alberghiera, sono ancora in alto mare.

La riforma dell'Enit si è arenata alla consegna della proposta di Statuto da parte del commissario dell'Agenzia, Cristiano Radaelli, che, lungi dall'aver concluso il suo mandato, è ancora lì in attesa di sapere quale sarà il destino dell'ente.

Il portale Italia.it, dopo aver visto smontare la redazione, non è ancora ripartito e salvo qualche sporadico intervento, la presenza dell'Italia langue su tutti gli strumenti social.

La riforma del Titolo V, che dovrebbe riportare il turismo sotto l'egida dello Stato, togliendo la titolarità esclusiva alle regioni, è ancora lettera morta.

Nel frattempo le regioni non fanno molto per agire in maniera coordinata fra loro.

Riguardo all’Enit, forse, stiamo scontando divergenze di vedute tra il ministro Franceschini (che ha appoggiato il piano di rilancio predisposto dal Commissario Radaelli) e il premier Renzi che per le sedi estere è favorevole ad un accorpamento con l’Ice per economizzare le spese e creare un unico ombrello promozionale per il  made in Italy.

La tesi non è di oggi. Se ne parlava già alcuni anni fa  quando si profilavano all’orizzonte le prime nubi della crisi e si avvertiva l’esigenza di fare economie. Mettere sotto un unico tetto delegazioni estere dell’Enit, Ice, consolati e ambasciate sembrava la migliore soluzione per la promozione del brand Italia. C’è del razionale in questa visione  della “capanna unica”, ma bisogna fare i conti con la concorrenza degli altri Paesi che per la promozione del turismo continuano ad affidarsi ad enti specialistici con mezzi umani e finanziari ben più sostanziosi dei nostri. Il problema, se mai, è che le regioni non sembrano voler rinunciare alle loro prerogative costituzionali.