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Iva al 10% anche per il settore dell’incoming

presidente del Gruppo Dimsi

Importante decisione quella adottata nei giorni scorsi in sede di Conferenza Stato-Regioni: in tutte le regioni potrà applicarsi l’iva al 10% sugli ormeggi nei marina resort. Un ulteriore tassello per consolidare il comparto dell’industria delle vacanze del Belpaese che mi porta a rilanciare la proposta che nei mesi scorsi ho indirizzato al governo italiano, ossia una sempre più necessaria ed urgente modifica fiscale da applicare anche al settore dell’incoming, modificando l'aliquota Iva sul 74 ter per i tour operator che promuovono l'Italia.

Dal punto di vista prettamente normativo, il citato art. 74 ter del  Dpr 633 del 1972 prevede un regime "speciale" per il calcolo dell'Iva dovuta allo Stato da parte di tour operator ed agenzie di viaggi che provoca un’autentica discriminazione tra gli operatori che svolgono attività di outgoing e gli operatori che, invece, svolgono attività di incoming. Mentre i primi non corrispondono alcun importo a titolo di Iva, i secondi sono chiamati a versare alle casse dello Stato il 22% sul corrispettivo pagato dal cliente per l'organizzazione del viaggio.Pertanto, agli occhi dei turisti può risultare maggiormente allettante acquistare un viaggio verso mete più lontane, magari a prezzi più vantaggiosi.

Per questo motivo, una rivisitazione di tale disciplina potrebbe risultare opportuna per stimolare gli operatori ad incrementare l'attività di incoming che porterebbe benefici effetti anche per i sistemi economici locali. A tal fine, seguendo il solco già tracciato sul fronte del turismo nautico, una possibile soluzione potrebbe essere quella di assoggettare qualunque servizio di organizzazione viaggi ad Iva del 10%, considerato che trasporti, alberghi e ristoranti scontano l’Iva al 10%, o eliminarla del tutto, dato che le percentuali di chi organizza viaggi all’interno della Ue sono di gran lunga inferiori rispetto a che, invece, organizza viaggi con destinazioni fuori Ue”.