venerdì, 19 Aprile 2024

La ‘Testa di cavallo’ di Donatello al MANN

La ‘Testa di cavallo Carafa’, celere bronzo di Donatello, ha ritrovato una collocazione adeguata all’interno del percorso del Museo Archeologico di Napoli, grazie all’impegno del direttore Paolo Giulierini. La scultura, alta metro e 75 centimetri, ammirata anche da Goethe nel quattrocentesco palazzo nobiliare di via San Biagio dei Librai, era forse parte di un monumento equestre di 5 metri al quale Donatello iniziò a lavorare su commissione di Alfonso V d’Aragona. L’opera incompiuta fu poi inviata da Lorenzo il Magnifico al Re Ferrante che la donò al suo cortigiano Diomede Carafa nel 1471 e quindi posta nel cortile di quello che per secoli fu chiamato proprio, ‘il palazzo del cavallo di bronzo’. Poi la testa, venerata dal popolo per una leggenda che la legava al Virgilio Mago autore di statue di animali portafortuna, venne donata al Museo Archeologico dall’ultimo principe di Colubrano Carafa, nel 1809. Da allora nel palazzo ai decumani c’è una copia in terracotta.   

Considerata dapprima reperto archeologico dal Vasari (che la riconobbe poi di Donatello) e Winckelmann, al MANN, tra i tesori pompeiani e Farnesi, la testa Carafa è stata sempre poco visibile al pubblico. “Il rientro della testa Carafa nel MANN assume un significato di grande rilievo – ha spiegato Giulierini – l’opera di Donatello a Napoli collega immediatamente la città partenopea ai suoi capolavori di Firenze, si pensi alla statua del David o alla Maddalena, o a quelli di Padova (il monumento equestre del Gattamelata). Il  Mann, che accolse il bronzo nell’Ottocento diventando l’ultima dimora di questa straordinaria opera, guadagna tre secoli di riflessione sul mondo classico. Non celebra cioé solo l’apporto dei Borbone alla rinascita dell’archeologia occidentale ma irradia i valori dell’Umanesimo e del Rinascimento che rappresentano forse la più grande rivoluzione culturale della storia”.   

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