giovedì, 25 Aprile 2024

Colosseo: fondi sbloccati, ma rischio chiusure c’è ancora

Indignazione dal mondo del turismo: grave danno immagine per il Belpaese

Sbloccati i fondi per pagare le retribuzioni straordinarie arretrate causa delle agitazioni degli ultimi giorni. Lo annuncia il Mibac che ha acquisito i pareri definitivi e favorevoli di Funzione Pubblica e Ragioneria generale Stato per ripartizione Fondo Unico Amministrazione 2013 e che ora si augura lo stop alle chiusure del Colosseo e altri monumenti e musei d'Italia.
I sindacati però rilanciano e alla fine non è ancora detto che le assemblee convocate per venerdì 28 giugno in tutti i siti archeologici e museali siano scongiurate. Lo sblocco dei fondi é "un primo passo", sottolineano Cgil Cisl e Uil, ma la mobilitazione continua. E il segretario nazionale Fp Cgil Salvatore Chiaramonte chiede: "il ministro ci incontri prima del 28 giugno".  
Intanto, ieri, c'era stata una levata di scudi del mondo del turismo contro le chiusure del Colosseo, anche in vista della protesta paventata per il 28 giugno. "Nessuno mette in discussione i diritti sindacali, e non voglio nemmeno entrare nel merito per cui siano state indette quelle assemblee sindacali. Rimane però il fatto che durante i primi giorni d'estate, quando il tema 'vacanze' è nell'agenda dei media di tutto il mondo, uno dei principali siti archeologici italiani ha arrecato un grave disservizio a tanti turisti che avevano scelto l'Italia come meta delle loro vacanze" ha commentato il presidente di Astoi Confindustria Viaggi, Nardo Filippetti, numero uno di Eden Viaggi.     
Per Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo, "tenere il Colosseo chiuso in questo periodo è un atto disdicevole, che lascia senza parole. In questo Paese manca una seria governance nazionale del turismo e non possiamo lamentarci più di tanto se a ogni governo il settore sia sempre la serva al servizio di qualche altro. Il turismo va rimesso al centro, è argomento nazionale".     
Dal canto suo, invece, il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ha preso carta e penna per scrivere a Bray. "Al di là del merito della vicenda, la questione investe in pieno l'immagine che il nostro Paese dà di sé all'estero in generale, e sui mercati turistici internazionali in particolare, di sostanziale incapacità nella gestione del patrimonio artistico e culturale che rappresenta la sua principale ricchezza. Inoltre – osserva Bocca nella lettera – numerosi tour operator si sono già rivolti alle strutture alberghiere per chiedere chiarimenti sulla vicenda e preannunciare la rinegoziazione dei contratti in essere".   

 

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