venerdì, 26 Aprile 2024

Musei gratis una domenica al mese, la rivoluzione di Anna Maria Buzzi

Stop alla Settimana della Cultura e nel 2012 primo calo di visitatori dal 2009

Ancora una rivoluzione nei siti culturali italiani. Questa volta firmata da Anna Maria Buzzi, dall'estate scorsa alla guida della direzione valorizzazione patrimonio del Mibac al posto di Mario Resca. Dunque, da quest'anno nei circa 419 musei e siti archeologici si entrerà gratis l'ultima domenica di ogni mese. Addio invece alla Settimana della Cultura e stop anche ai musei gratis l'8 marzo per la Festa della Donna. Confermata invece la promozione 'entri due paghi uno' di San Valentino. In cantiere, poi, anche un'apertura serale – sempre una volta al mese – almeno per i 30 musei più importanti. "Certo per le aperture serali servono risorse – spiega Buzzi – ma contiamo sull'aiuto delle associazioni di volontariato, dal Touring club all'Archeoclub, ai carabinieri". E non solo: "Col tempo – anticipa – penso anche ad una revisione della politica dei prezzi. Con la possibilità di reintrodurre il pagamento del biglietto per gli over 65, magari ridotto come succede in tutti gli altri paesi europei, allungando invece ai 29 anni di età la riduzione dei giovani, che sono a tutti gli effetti la fascia più debole".
Una rivoluzione che in un futuro prossimo dovrebbe toccare anche gli orari di apertura dei musei, tanto più che crisi economica e tagli hanno ridotto anche il personale. Tra le ipotesi c'é quella di spostare in avanti l'orario di apertura mattutina, trovando magari la possibilità, in alcuni casi, di posticipare la chiusura. Intanto per la prima volta dal 2009 diminuiscono i visitatori, che passano dai 32.252.959 di settembre 2011 ai 28.886.630 di settembre 2012. Tengono però gli incassi, che anzi crescono leggermente, passando dagli 85 milioni 704 mila del settembre 2011 agli 85 milioni 723 mila del settembre 2012. A scendere è in particolare il numero dei visitatori non paganti, passati dai 19,4 milioni del settembre 2011 ai 16,4 del 2012. "La crisi c'é – commenta Buzzi – ma a pagare sono state soprattutto le realtà minori, spesso ad ingresso gratuito. Per noi è anche il segnale che la gente punta all'eccellenza e vuole un museo migliore e più efficiente anche se c'é da pagare il biglietto".   

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