giovedì, 18 Aprile 2024

Evasione da 350 mln per Booking,com, la Procura di Genova apre inchiesta

Booking.com finisce nel mirino della Procura della Repubblica di Genova. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, l’intermediazione di Booking.com sugli affitti delle abitazioni di privati senza partite Iva, potrebbe aver generato, tra il 2013 e il 2019, una evasione dell’Imposta sul valore aggiunto pari a 350 milioni di euro. Una stima basata sull’aumento esponenziale di questo tipo di prenotazioni, che dal 2017 ha registrato un incremento del 30%, superando di gran lunga quelle fatte con gli hotel. Il danno è duplice: da una parte il fisco perde un’entrata rilevante, dall’altra c’è una concorrenza sleale verso tutte quelle strutture ricettive che invece pagano regolarmente l’Imposta.

L’inchiesta di cui scrive il quotidiano finanziario dovrebbe portare a breve all’iscrizione nel registro degli indagati di alcune persone. Già negli anni e poi nei mesi scorsi si erano accesi i fari degli inquirenti su questo tema, ma le cifre che erano circolate erano di ordine inferiore perché si limitavano al periodo fino al 2017 (si parlava di 150 milioni).

Secondo la ricostruzione del giornale, è stata Federalberghi a segnalare all’Agenzia delle Entrate che Booking emette fatture senza Iva italiana, applicando il reverse charge (ovvero versa l’Iva chi paga la fattura) anche a strutture che non hanno partita Iva e quindi non saldano il conto col Fisco, con l’esito che il versamento va in cavalleria. A occuparsi della vicenda è la Procura di Genova perché i primi rilievi sono stati mossi proprio su affitti in Liguria.

“Se la presunta maxi-evasione di Booking dovesse essere confermata – commenta Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti – sarebbe un fatto molto grave. È l’ulteriore dimostrazione che esiste davvero un problema di trasparenza e di concorrenza sleale nell’intermediazione turistica online, come del resto le associazioni di categoria del settore ripetono da anni. Una questione su cui la politica dovrebbe intervenire prima delle procure. Al di là del caso specifico – continua Messina -attendiamo da anni un intervento organico per riequilibrare le condizioni tra web e attività off-line. La web tax approvata nell’ultima legge di Bilancio, pur essendo da correggere in molti punti, era un passo avanti nella giusta direzione: ma è rimasta lettera morta, in mancanza dei decreti attuativi necessari. Non si potrà lasciare a lungo la questione solo alle procure e alle forze dell’ordine: c’è bisogno di un nuovo quadro normativo, che crei le condizioni per una competizione leale con il canale web”.

 

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