giovedì, 18 Aprile 2024

L’evoluzione della specie alberghiera, working in progress in Italia

Il settore alberghiero italiano sta cambiando lentamente ma occorrerà attendere ancora qualche anno prima che si profili un assetto nuovo e più vicino agli standard europei. Infatti, nonostante neppure oggi raggiunga il dato medio europeo, dal 2003 ad oggi il numero di camere dei gruppi alberghieri italiani è cresciuto passando dal 6% al 14% e si prevede che nel biennio 2017/2018 potrà raggiungere il 15%. In Europa una struttura alberghiera di catena conta mediamente 109 stanze mentre in Italia 33.

L’attuale attività di riqualificazione del comparto sta trainando positivamente le aziende del segmento up-scale e luxury che colgono le opportunità per ampliare il proprio business mentre le strutture 1 e 2 stelle sono diminuite del 32,6% rispetto al 2004.

I dati sono contenuti nello studio di Horwath HTL Hotel Chains in Italy 2016 che quest’anno si è realizzato grazie anche alla collaborazione di Associazione Italiana Confindustria Alberghi e RES – STR Global e TrustYou ed è stato presentato ieri alla Bit di Milano.

Secondo Giorgio Ribaudo, Project Manager di Horwath HTL, “la crescita della presenza delle catene è una delle prove del processo di rigenerazione del sistema alberghiero italiano. Non è un fattore a cui guardiamo come positivo per se ed in quanto tale, ma può portare beneficio ad alcune destinazioni ed in specifici segmenti di offerta, soprattutto quando non dà luogo a nuove camere nel sistema ma al rinnovamento e riposizionamento di quanto esiste già. L’aumento della componente estera nella domanda alberghiera è sintomo e causa allo stesso tempo di una maggiore attenzione delle catene internazionali verso il nostro Paese”.

“I dati positivi di chiusura del 2015 del settore turistico ricettivo italiano sul campione da noi analizzato – ha commentato Marco Malacrida, presidente di RES – STR Global e TrustYou – faranno sicuramente aumentare l’interesse delle catene internazionali per il Belpaese, anche e soprattutto per quelle destinazioni cosiddette secondarie che mostrano segnali di crescita. Basti pensare a Torino, la cui ottima performance e l’impegno profuso per la promozione del suo patrimonio artistico e culturale ha fatto sì che il New York Times la inserisse tra le mete da non perdere nel 2016. Questo, unitamente al potenziamento dei collegamenti aerei con Asia e Stati Uniti, richiamerà sempre più l’attenzione degli stakeholder internazionali per gli investimenti nel comparto alberghiero in Italia”.

Per Giorgio Palmucci, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi, “il settore alberghiero italiano ha un potenziale inespresso e deve tener conto dei mutamenti in atto dotandosi di tutti quegli strumenti in grado di anticipare tendenze e opportunità che possono arrivare anche attraverso gli investimenti internazionali”.  

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