venerdì, 19 Aprile 2024

Mont’e Prama, il sito rivela altri tesori

Continua a restituire tesori il sito archeologico di Mont’e Prama a Cabras (Or). Le nuove scoperte sono state al centro della giornata di studio ‘I riti della morte e del culto di Mont’e Prama – Cabras’ organizzata a Roma presso l’Accademia dei Lincei durante la quale sono stati illustrati i risultati della ricerca ‘Archeologia di Mont’e Prama’.     

“Abbiamo ottenuto nuovi dati antropologici, grazie a studi sul dna che quaranta anni fa erano impensabili – ha detto l’Accademico Mario Torelli – oltre alle 3 classi di età, i pugilatori, gli arcieri e i guerrieri, già identificate, abbiamo scoperto un’altra figura che indossa dei sandali ai piedi: bisogna capire cosa può indicare”.

Il progetto ha predisposto l’analisi geofisica e delle ortofoto del giacimento e lo studio del popolamento umano del territorio nell’antichità.     

“Dalle prospezioni geofisiche abbiamo avuto la conferma che il sito di Mont’e Prama è monumentale, e la sua storia va vista in relazione dialettica con quella dei Fenici – ha spiegato il professore – le tombe sono accompagnate da segnali: ci sono statue, torri, betili. Attraverso questi scavi possiamo comprendere cosa accadeva in quegli insediamenti, cosa mangiavano le popolazioni, quali attività svolgevano. Questo luogo di culto funerario può farci capire se ci troviamo di fronte a una tribù, a un lignaggio o a una famiglia”.    

Il sito archeologico si conferma una risorsa che potrebbe essere sfruttata per lo sviluppo del territorio dal punto di vista del turismo culturale. Ne è convinta Francesca Barracciu, sottosegretario al Mibact, che ha partecipato al dibattito.

“I giganti sono diventati il simbolo della Sardegna forse più dei quattro Mori – ha detto – è necessario creare attorno a loro un progetto di valorizzazione per incrementare l’indotto economico. Bisognerebbe organizzare una ospitalità temporanea di una di queste sculture presso il Quirinale per promuovere la divulgazione di questi beni che appartengono a tutti e non solo ai sardi”.

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